Programma P.I.P.P.I.

Il programma P.I.P.P.I. nasce a fine 2010 da una collaborazione tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova e i servizi sociali, le asl, le scuole e le cooperative del privato sociale delle 10 città italiane che hanno aderito alla prima attivazione. Esso rappresenta il tentativo di creare un raccordo tra istituzioni diverse, tra professioni e discipline degli ambiti del servizio sociale, della psicologia e delle scienze dell’educazione che condividono la stessa mission e che solo congiuntamente possono affrontare la sfida di diminuire il numero dei bambini allontanati dalle famiglie.
Il programma è stato denominato P.I.P.P.I. da Pippi Calzelunghe, una bambina “tremendamente forte”, molto ricca, che vive in una vecchia casa in compagnia del suo cavallo e della sua scimmietta, figura metaforica delle infinite potenzialità dei bambini e della loro capacità di resilienza, intesa come capacità di fronteggiare le difficoltà in modi anche inaspettati.
Ma P.I.P.P.I. è anche l’acronimo di Programma di Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione. Prevenire l’istituzionalizzazione non vuol dire evitare che i bambini vadano negli istituti, che non ci sono più dal 2001 grazie alla legge n.149, bensì prevenire tutte le forme di “istituzionalizzazione” presenti nelle pratiche dei servizi sociali, ad esempio la burocratizzazione, le rigidità, gli scoordinamenti etc.
Il programma prospetta nuove linee d’azione nel campo dell’accompagnamento alla genitorialità vulnerabile, puntando su una possibilità di integrazione fra l’ambito della tutela dei minori e quello del sostegno alla genitorialità. Sotto questo punto di vista, esso si inserisce all’interno delle linee sviluppate dalla strategia Europa 2020 per ciò che riguarda l’innovazione e la sperimentazione sociale come mezzo per rispondere ai bisogni della cittadinanza e interrompere il circolo dello svantaggio sociale.
La finalità del programma P.I.P.P.I. è quella di innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie negligenti per ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare di origine, coordinando i diversi ambiti di azione coinvolti intorno ai bisogni dei bambini che vivono in tali famiglie, prendendo in considerazione la prospettiva dei genitori e dei bambini stessi nel fare l’analisi e delineare la risposta a questi bisogni. La parola negligenza, che può sembrare inopportuna poiché riconducibile ad un’ottica giudicante, è utilizzata in quanto in letteratura fa riferimento ad una carenza/assenza di risposte significative delle famiglie ai bisogni fondamentali di un bambino. L’etimologia del termine conduce al latino nec-ligere che significa non legare e indica la difficoltà delle figure genitoriali di costruire e mantenere “legami” che permettano di rispondere adeguatamente ai bisogni evolutivi dei figli.
Il punto di partenza del programma P.I.P.P.I. è la consapevolezza che l’intervento di allontanamento dei minori dal nucleo familiare non risulta essere quello più appropriato. Risulta necessario sperimentare un nuovo piano di azione tempestivo, opportuno e organizzato secondo una logica progettuale ben definita, che metta al centro i bisogni del bambino e riconosca gli ostacoli e le risorse presenti nella famiglia e nell’ambiente.
P.I.P.P.I propone un modello eco sistemico basato sulla resilienza, ovvero la capacità di attivare processi di riorganizzazione positiva della propria vita, per far fronte al problema della negligenza attraverso lo sviluppo di servizi integrati. Per permettere ciò, è fondamentale stabilire con la famiglia una relazione d’aiuto che sia partecipata e attiva.
La risorsa maggiore messa a disposizione dal programma per realizzare l’intervento, è costituita dall’equipe multidisciplinare che comprende l’assistente sociale del Comune, lo psicologo dell’Asl, l’educatore domiciliare, una famiglia d’appoggio, l’insegnante e qualsiasi altro professionista ritenuto opportuno.
Lo staff del Progetto per l’ATS di Campobasso è così composto:
- Referente territoriale: dott.ssa Polisena
- Coach: dott.ssa Albanese, dott.ssa La Pietra
- Assistenti Sociali: dott.ssa Spagnolini, dott.ssa Carnevale, dott.ssa Cerio, dott.ssa dott.ssa La Pietra, dott.ssa Panicelli
- Psicologa: dott.ssa Masucci
- Educatori: dott.ssa La Verghetta, dott.ssa Tucci; dott. Grano, dott.ssa Di Iorio, dott. De Lellis.
Il programma è rivolto a 10 Famiglie Target per ogni Ambito Territoriale Sociale, con figli di età compresa tra gli 0 e gli 11 anni. Per Famiglie Target si intendono famiglie a rischio psico-sociale che mostrano difficoltà o negligenze nella cura e nell’educazione del bambino. P.I.P.P.I. propone la creazione di uno spazio di incontro e collaborazione in cui bambini, genitori e operatori progettano insieme i cambiamenti necessari e le modalità con cui apportarli.
I dispositivi d’azione del programma sono quattro:
- L’educativa domiciliare;
- La famiglia d’appoggio;
- I gruppi per genitori e bambini;
- Le attività di partenariato tra scuola, famiglia e genitori.
Ogni famiglia inclusa nel progetto accede ai diversi dispositivi. Il responsabile del caso o per meglio dire, “il responsabile della famiglia”, ha il compito di adattare ogni intervento ai bisogni specifici di ciascuna famiglia e di seguirne l’andamento, programmando degli incontri a cadenza regolare. Si occupa inoltre, di rivedere l’assesment della famiglia insieme agli altri professionisti che fanno parte dell’equipe o team around the child.
I dispositivi che P.I.P.P.I. propone, di seguito descritti, possono essere anche affiancati ad altri dispositivi magari già presenti nel servizio. Essi manifestano la loro maggiore efficacia nel momento in cui sono attivati contemporaneamente per ogni famiglia inclusa nel programma. E’ necessario che le condizioni per l’attivazione di tutti i dispositivi vadano predisposte prima dell’avvio del programma.
EDUCATIVA DOMICILIARE: Gli educatori sono presenti con regolarità a casa delle famiglie per valorizzare le risorse che là si manifestano. Aiutano i genitori ad osservare le capacità proprie e del bambino e supportano la formazione di abilità genitoriali utili a risolvere le situazioni quotidiane che via via si presentano nel prendersi cura dei figli. L’educatore non si sostituisce al genitore ma lo aiuta nel percorso di empowerment. L’acceso a settimana previsto attualmente è di due ore. L’educatore aiuta a formulare obiettivi concreti, sostiene la famiglia in tutte le situazioni in cui c’è bisogno di intervento e gradualmente, nella fase di chiusura del progetto, diventa meno presente nel quotidiano per permettere il consolidamento delle abilità acquisite.
FAMIGLIA D’APPOGGIO: L’intervento della famiglia d’appoggio non è equiparabile a quello di una famiglia affidataria. Esso rappresenta una forma di aiuto solidale tra famiglie. Questo intervento mira a fornire alla famiglia negligente, un sostegno concreto ed emotivo nella vita di tutti i giorni ed una promozione dell’inclusione sociale. La fase di reperimento delle famiglie d’appoggio rappresenta una criticità del programma sia per diffidenza o scarsa conoscenza del dispositivo che per carenza di famiglie adatte a questo delicato compito.
GRUPPI PER GENITORI E BAMBINI: Questo dispositivo prevede l’organizzazione di momenti per il confronto e l’aiuto reciproco fra genitori che si incontrano periodicamente in gruppo. Sono previsti 4 cicli di incontri da 6 ore coadiuvati da due facilitatori, una psicologa e un’assistente sociale, il cui compito è quello di agevolare la comunicazione e lo scambio di esperienze tra i partecipanti. In parallelo, un secondo gruppo formato dai figli dei partecipanti al primo gruppo, vengono impegnati in attività ludico-ricreative alla presenza di un educatore.
PARTENARIATO TRA SCUOLA, FAMIGLIE E SERVIZI: L’obiettivo di questo dispositivo è promuovere una collaborazione positiva tra i soggetti coinvolti, per implementare procedure efficaci basate non sulla frammentazione dell’intervento ma sulla realizzazione di un unico progetto condiviso. Attraverso un protocollo attivato nelle scuole, attualmente gli incontri formativi previsti con i genitori sono a cadenza bimestrale.
In conclusione, il programma P.I.P.P.I., attraverso la costruzione di un sistema di servizi ed interventi integrati, ha come finalità il miglioramento della qualità della vita del bambino e della famiglia e la conseguente riduzione significativa del rischio di allontanamento dal nucleo familiare.
Per Info:
dott.ssa Teresa ALBANESE
dott.ssa Manuela LA PIETRA
Settore Servizi Sociali, Comune di Campobasso, Via Cavour n° 5, tel. Uff. 0874.405863/395